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Scicli

patrimonio mondiale dell'UNESCO

Scicli

Gioiello barocco collocato al di fuori dei soliti itinerari turistici, la città di Scicli (106 m, 25971 abitanti) dichiarata anche patrimonio mondiale dell'UNESCO, si estende nella conca dove confluiscono le cave di San Bartolomeo, Santa Maria la Nova e l'ampia fiumara di Modica, in una ridente campagna popolata di mandorli, di ulivi e di vigne.
La sua posizione geografica, di controllo dei fiumi navigabili e della costa determinarono una continuità nell'insediamento umano, documentata da numerosi ritrovamenti archeologici.
L'origine di Scicli è incerta: molti ritengono fosse un baluardo difensivo dei Siculi, altri la dicono fondata nel 212 a.C. per opera di Marcello
Conquistata dagli Arabi nel '864, si sviluppò sotto il dominio Saraceno e passò in seguito ai Normanni per divenire quindi un feudo della contea di Modica. Lo scontro tra Saraceni e Normanni, si concluse a favore delle truppe di Ruggero il Normanno e, lo testimonia la presenza del Santuario della Madonna dei Milici (Santuario di Nostra Signora di Milici): un eremo fondato nel 1093, in posizione panoramica nella parte sud-ovest di Scicli. In memoria della vittoria contro i Saraceni che, secondo la tradizione locale, fu raggiunta grazie all'intervento della Vergine, ogni anno nel mese di giugno, viene celebrata la Festa della Madonna di Milici: una rievocazione della battaglia in costumi d'epoca.

La città medievale che si era sviluppato sulla valle del borgo fortificato di San Matteo, venne distrutta quasi completamente dal terremoto del 1693, venne poi ricostruita secondo l'aspetto attuale, con un architettura barocca evidentissima. Iniziando la visita con Piazza Italia come punto di partenza, ricca di palazzi settecenteschi, troviamo la Chiesa di S. Ignazio, divenuta Matrice (chiesa principale) nel 1874 in sostituzione alla Chiesa di S. Matteo, ricostruita nel 1751. Al suo interno viene ospitata la Madonna di Milici, singolare opera in cartapesta, rappresentata dalla Vergine con la spada mentre combatte i Saraceni su di un cavallo bianco. Da qui si può salire fino alla chiesa di S. Bartolomeo, del XV secolo, uno dei pochissimi edifici risparmiati dal terremoto del 1693: al suo interno vi è un bel presepe in legno di tiglio (1573), restaurato dal napoletano Pietro Padula nel 1773-1776 (delle 65 statue originali, solo 29 sono ancora ben conservate).
Tornando in Piazza Italia, si può procedere attraverso via Nazionale, asse ottocentesco della città, per giungere in via Duca d'Aosta, con il suo Palazzo Beneventano, notevole per le sue decorazioni barocche; nel XIX secolo, alcuni lavori comportarono l'abbassamento della superficie stradale, motivo per cui è stato necessario lavorare sulla facciata dell'edificio rivoluzionando le porte in finestre. Si prosegue poi attraverso via Mormino Penna, caratterizzata da un susseguirsi di palazzi reali e barocchi.

In Piazza Busacca vi è l'ex convento dei Padri Carmelitani, fondato nel 1386, distrutto dal terremoto del 1693 e ricostruito tra il 1775 e il 1778. Dalla Piazza è possibile raggiungere uno dei quartieri più antichi e intatti della città, dove vi è la chiesa di S. Maria La Nova, ricostruita in stile neo-classico, con un'evidente ampliamento, nel 1816, delle strutture più antiche del XV-XVII secolo. L'interno decorato con stucchi, conserva sull'altare della terza navata a destra, Gesù risorto , una statua lignea attribuita a Benedetto Civiletti; sull'altare maggiore vi è La Natività della Vergine, di Sebastiano Conca; sull'altare della terza navata a sinistra, la Madonna della Neve, una statua in marmo della scuola Gagini (1496); nel secondo altare, la Madonna della Pietà (o la Vergine della Pietà), una statua in legno di cipresso, probabilmente di origine bizantina.

Da Scicli, si raccomandano due escursioni: la prima, al nucleo antico, al castello fortificato e alla Chiesa di San Matteo, la seconda alla chiesa e all'ex convento della Croce. La Chiesa di S. Matteo, risalente al secolo XI, si trova sulla collina omonima e fu Chiesa Matrice della città fino al 1874. Attualmente è abbandonata in uno stato di grave declino, ma è ancora molto suggestiva.
Più in alto, sulla collina superiore, si trovano le rovine del Castello, costruito in una posizione inattaccabile, su una pianta triangolare, fu presente fin dal 864, durante il periodo del lungo assedio degli arabi. La chiesa e l'ex convento della Croce, si trovano sulla collina omonima su cui troviamo anche i resti del grande monastero risalente al XVI secolo.

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