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Siracusa e Ortigia

una meravigliosa destinazione turistica

Syracuse

Siracusa si affaccia a est e a sud sul Mar Ionio. Il territorio è prevalentemente montuoso e corrisponde all'intero versante orientale della regione montuosa degli Iblei. La costa è uniforme, tranne che nella parte centrale della sponda ionica dove le estreme propaggini orientali dei Monti Iblei si spingono fino al mare dando origine ad alcuni vasti e ben riparati porti naturali, come quelli in cui sorgono Augusta e Siracusa.

Per oltre due secoli, Siracusa fu la città più potente del mondo. Nasce nel 734 a.C. fondata da un gruppo di emigranti di Corinto guidati da Archia sul luogo, forse, d'una preesistente colonia fenicia, e subito dovette impegnare una lotta con le indomabili popolazioni sicule e con i Cartaginesi. In quella contrastata prima giovinezza Siracusa si arroccò tutta sull'isolotto di Ortigia.
Nel 480 Gelone, il tiranno di Gela, si impadronì di Siracusa facendone un centro di notevole floridezza, che raggiungerà il massimo dello splendore dopo la vittoria riportata sui Cartaginesi, sconfitti per l'appunto nella battaglia di Imera. Siracusa potè beneficiare di una lunga supremazia militare, politica e artistica, attirando l'attenzione di illustri personaggi della cultura greca. Platone arrivò intorno al 397 a.C. e insegnava filosofia; il siracusano Archimede (287-212 a.C.) vi lavorò come scienziato e ingegnere; il poeta lirico Pindaro (518-438 a.C.), fu assunto come scrittore a corte; si pensa, che il drammaturgo Eschilo (525 - 456 a.C.) scrisse il Prometeo Incatenato e il Prometeo Liberato proprio in Siracusa.
Durante i primi anni del cristianesimo, Siracusa mantenne un ruolo importante e per un breve periodo di tempo, nel IV secolo, fu capitale dell'impero bizantino.

Siracusa al giorno d'oggi, è considerata una meravigliosa destinazione turistica, oltre che una base ideale per esplorare la Sicilia sud-orientale. Siracusa non è soltanto la più grande città meridionale della Sicilia, quella in cui lo sviluppo industriale è stato più forte, la più ricca, ma è anche la città in cui passato e presente, archeologia e mitologia si fondono naturalmente per ricreare qualcosa di inedito.
Siracusa è una città divisa in tre dalla storia: c'è l'isoletta di Ortigia, dove l'antica città greca si è trasformata in gioiello barocco; c'è la Siracusa archeologica con il teatro greco, l'anfiteatro romano e le catacombe; e poi c'è la città nuovissima, sorta sui vecchi quartieri di Neapolis, divisa in due da una linea ferroviaria. Un altro elemento favorevole è il clima tipicamente mediterraneo: l'oratore romano Cicerone (106-43 a.C.) osservò che “non vi era mai stato un giorno, anche in inverno, che il sole non illuminasse la città”.

Ortigia

L'isola di Ortigia, collegata da due ponti alla terraferma e alla città moderna, fu il nucleo più antico di Siracusa proprio dove vi nacque duemilasettecento anni fa. L'isoletta termina con uno sperone su cui sorge il Castello fatto erigere dall'imperatore Federico II. L'edifiocio anche se risale 1239, porta il nome del generale bizantino Giorgio Maniace, il quale scacciò i musulmani dalla Sicilia ripristinando a Siracusa l'autorità dell'Impero di Bisanzio. Danneggiato durante la dominazione spagnola il Castello Maniace fu ridotto a prigione e successivamente fu trasformato in caserma.

Oggi Ortigia è soltanto il quartiere più vecchio della città, un fazzoletto di terra, lungo poco più di un chilometro e mezzo e largo la metà circa. Molti miglioramenti sono stati apportati di recente, ed oggi sembra che l'isola stesse riemergendo grazie a gli importanti progetti di ristrutturazione e alle nuove aperture di bar, alberghi e ristoranti.
Nelle vicinanze del Ponte Nuovo che collega Ortigia alla costa e presso Piazza Pancali, il Tempio di Apollo, o di Artemide,innalza le sue imponenti rovine; un tempio dorico con colonne tutte intorno, veramente colossale (m 58,10x24,50) e con 23 colonne. La sua costuzione risale alla fine del VII secolo a.C., ed è quindi ritenuto il più antico fra i grandi templi greci di Sicilia.

A nord di Ortigia si trova il vecchio Mercato coperto risalente al XIX sec. (Via Trento 2, tel 0931-449 201, www.anticomercato.it). Un vivace mercato del pesce viene fatto nei vicoli vicini, (escluso la Domenica e il pomeriggio), mentre nei pressi di Piazza Graziella troviamo la càsba (quartiere povero), zona storica del dominio arabo.
Nel sud-est, corso Metteotti, ricca di negozi e boutique, unisce piazza XXV Luglio a Piazza Archimede, la piazza principale di Ortigia e databile al secolo XIX. Andando verso sud, attraverso via Roma e voltando a destra in via Minerva, si giunge nella fastosa Piazza del Duomo, una semielisse di mescolanze architettoniche; sulla sinistra si erge il Duomo (tel. 0931 65 201, chiuso dalle ore 12:00 alle ore 16:00), con la sua facciata barocca (Andrea Palma 1728-1754) piena di grandioso movimento col suo doppio ordine di colonne. L'interno del Duomo, venne eretto nel XII secolo e sembra ritrovarsi nell'antico tempio di Atene. Le vigorose colonne doriche sono incastonate fra strutture bizantine e normanne e si può osservare uno squisito contrasto fra la pienezza del marmo greco e l'esile ferro battuto delle cancellate barocche. Nella navata destra del Duomo vi sono diverse cappelle. La prima cappella della navata laterale (sud) conserva il battistero, costituito da un vaso in marmo dai caratteri greci, ornati da piccoli leoni in bronzo del XIII secolo. La cappella del Sacramento, con affreschi sulla volta opera di Agostino Scilla e di Luigi Vanvitelli.

L'ultima cappella della navata stessa, la cosiddetta “cappella del Crocifisso”, contiene un dipinto del XV secolo raffigurante San Zosimo opera probabile di Antonello da Messina, massimo esponente del Rinascimento siciliano. Lasciando Piazza Duomo, in direzione sud verso via Picherale, alla nostra destra possiamo ammmirare la cappella di Santa Lucia, una chiesa dedicata alla Santa Patrona di Siracusa. La santa fu martirizzata nella stessa città, nel 304 a.C., fu sepolta nelle catacombe locali ed è raffigurata tenendo un piatto con sopra i suoi occhi. Si racconta che Lucia fosse una bella ragazza siciliana, la cui famiglia decise di darla in moglie ad un nobile pagano, ma lei rifiutò perchè aveva deciso di dedicare la sua vita al Signore; così incominciarono a perseguitarla, arrivando a strapparle gli occhi e ad ucciderla. La sua festa ricorre il 13 dicembre, con la famosissima Processione della Santa Lucia, una delle celebrazioni religiose più straordinaria della Sicilia.

Alla fine di via Picherale, sotto le ombre dei papiri, troviamo la Fonte Aretusa, un modesto laghetto d'acqua salmastra, cinto ai bordi da papiro verdeggiante, abitato da numerosi e vivaci pesci. Nulla di straordinario, eppure, a sedercisi accanto, si prova un'indicibile suggestione dovuta, certo, alla grazia del luogo, ma anche all'aura di ricordi e leggende che vi aleggia. Celebrato da diversi poeti, come Pindaro e Virgilio, è anche presente nel mito greco di Aretusa, una delle ninfe di Artemide, la dea della verginità. La leggenda racconta che Aretusa stava facendo il bagno nel fiume Alfeo, nei pressi di Olimpia, in Grecia, quando Alfeo, il dio del fiume, la vide e volle sedurla. Per salvare la sua purezza, la ninfa chiese l'aiuto alla dea Artemide, la quale la avvolse in una nube e la sciolse in una fonte sul lido di Ortigia; ma ciò fu inutile, perchè Alfeo si fece trasformare, da Zeus, in un fiume che si univa all'amata fonte.

Passeggiare lungo la Fonte di Aretusa è davvero suggestivo, insieme all'incantevole lungomare alberato a nord di Aretusa, il Foro Vittorio Emanuele II, noto anche come la Marina. Lasciata la Fonte Aretusa, giungiamo in via Capodieci, dove troviamo il severo Palazzo Bellomo, costruzione di origine sveva risalente al XII secolo, ma successivamente restaurato. Oggi è sede del Museo Nazionale, il più importante di Ortigia (Palazzo Bellomo, via Capodieci 14, tel 0931 69511). Qui potremmo sostare in visita delle sue ricchissime collezioni; una miscela di reperti artistici e archeologici, una ricca pinacoteca dell'arte siciliana dal periodo bizantino al Rinascimento, una interessante collezione di ceramiche musulmane e maioliche moresche, ma soprattutto, nella quadreria, la meravigliosa “Annunciazione” di Antonello da Messina (1474) e il “Seppellimento di Santa Lucia” (1608). Andando per via del Collegio e per via Landolina, troveremo la fastosa Chiesa del Collegio. Dalla incompiuta facciata barocca e con un vasto e luminoso interno ornato di altari settecenteschi.

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